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Giovedì, 26 Novembre 2015 14:44

La proiezione: Ciò che vediamo negli altri quanto ci appartiene?

Il fenomeno psichico della “PROIEZIONE” è uno dei fenomeni più discussi e rivoluzionari della mente umana scoperti  dalla psicologia.
Come molti altri fenomeni psicologici anche questo ha un fortissimo correlato neurofisiologico, legato anche ai nuclei di personalità più o meno autonomi chiamati in psichiatria e psicologia “Complessi a tonalità affettiva” (cliccare per leggere il post sui Complessi).
Qui di seguito vari estratti molto esaustivi di noti autori che descrivono il fenomeno della proiezione in maniera brillante con relativi esempi.

SULLA PROIEZIONE

«Se provate a indicare qualcuno tenendo la mano dritta davanti a voi, vi accorgete che un dito è puntato verso l’altra persona ma tre sono rivolte verso di voi: questo può servire a ricordarvi che quando denigriamo gli altri in realtà stiamo solo negando un aspetto di noi stessi.»
(Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.46)

«La proiezione è un fenomeno affascinante che a scuola difficilmente ci viene insegnato. E’ un trasferimento involontario del nostro comportamento inconscio sugli altri, in modo da farci credere che queste qualità in realtà appartengano ad altre persone. Quando siamo ansiosi riguardo alle nostre emozioni o ai lati inaccettabili della nostra personalità, per un meccanismo di difesa attribuiamo queste qualità agli oggetti esterni e agli altri. Se per esempio abbiamo scarsa tolleranza nei confronti degli altri, probabilmente è perché tendiamo ad attribuire loro il nostro stesso senso di inferiorità. Ovviamente c’è sempre un “gancio” che ci invita a compiere la proiezione; una particolare qualità imperfetta degli altri attiva alcuni aspetti del nostro io che rivendicano la nostra attenzione. Così qualunque cosa dell’io non riconosciamo come nostra viene proiettata sugli altri. Tutti noi vediamo solo ciò che siamo. Mi piace pensare a questo fenomeno in termini di energia elettrica. Immaginate di avere un centinaio di prese elettriche differenti sul petto, e ognuna di esse rappresenti una qualità. Le qualità che riconosciamo e abbracciamo hanno un coperchio di protezione, perciò sono sicure: non sono percorse dalla corrente. Invece le qualità che ci creano problemi, quelle che non abbiamo ancora riconosciuto e fatto nostre, hanno carica elettrica. Così, quando si presentano individui che mettono in atto una di queste qualità, è come se essi inserissero la spina direttamente nella nostra presa. Se per esempio siamo a disagio con la nostra rabbia o la neghiamo, attireremo persone colleriche nella nostra vita, sopprimeremo il nostro personale senso di rabbia e sentenzieremo che gli altri sono collerici. Dal momento che mentiamo a noi stessi riguardo ai nostri sentimenti più intimi, l’unico modo per ritrovarli è vederli negli altri: essi ci rimandano l’immagine riflessa delle nostre emozioni nascoste, e questo ci permette di riconoscerle e riappropriarcene. Istintivamente ci ritraiamo dalle nostre proiezioni negative: è più facile esaminare ciò da cui siamo attratti piuttosto che guardare ciò che ci ripugna. Se mi offendo della tua arroganza è perché non sto accettando la mia stessa arroganza. Si può trattare di un sentimento che senza accorgermene sto manifestando nella vita presente, oppure di arroganza che nego di poter manifestare nel futuro. Se la tua arroganza mi offende, devo rivolgere uno sguardo attento a tutte le aree della mia vita e devo pormi qualche domanda. Quando sono stato arrogante in passato? Mi sto comportando in modo arrogante nel presente? Potrei essere arrogante in futuro? Sarebbe certo arrogante da parte mia rispondere negativamente a tutte queste domande senza davvero esaminare me stesso o senza chiedere agli altri se abbiano mai visto in me atteggiamenti arroganti. L’atto di giudicare qualcun altro è arrogante, perciò ovviamente noi tutti siamo capaci di arroganza. Se abbraccio la mia stessa arroganza, quella altrui non mi potrà turbare: potrò notarla, ma non avrà alcun effetto su di me. (…)
E’ solo quando mentiamo a noi stessi o odiamo qualche aspetto del nostro io che riceviamo una scossa emozionale dal comportamento di qualcun altro. (…)
Se non fosse per il fenomeno della proiezione, (l’ombra) potrebbe rimanere nascosta per tutta la vita perché alcuni di noi hanno seppellito questi tratti quando avevano tre o quattro anni.
(…) Ciò che proiettiamo, se non lo possedessimo anche noi, non potremmo riconoscerlo nemmeno negli altri. (…) Un vecchio detto dice: “Si riconosce solo ciò che si conosce”. Negli altri vediamo solo quello che ci piace o non ci piace di noi stessi. (…)
Non possiamo vedere noi stessi: dobbiamo avere uno specchio per farlo. Voi siete il mio specchio e io sono il vostro.»
(Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.56-70)

«La proiezione è molto facile da identificare sul piano dell’ego: se qualcosa o qualcuno nel nostro ambiente ci informa, probabilmente non stiamo proiettando; se invece ci turba, ci sono buone possibilità che siamo vittime delle nostre stesse proiezioni.»
(Ken Wilber – Meeting The Shadow)
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«Sappiamo che la proiezione ha luogo quando qualcuno è emotivamente colpito dal comportamento di un’altra persona, positivo o negativo che sia.»
(Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.66)

“Siamo tutti maestri nell’uso della proiezione, un meccanismo di autodifesa che ci toglie dall’imbarazzo di doverci guardare
dentro.”(Deepak  Chopra)

“Tutto ciò che ci irrita negli altri, può portarci a capire noi stessi”
(Carl Gustav Jung)

” (…) il portatore di proiezione non è infatti, e l’esperienza ce lo insegna, un oggetto preso a piacere, ma è sempre un oggetto che offre per così dire un aggancio adatto a ciò che è destinato a sostenere.” (Carl Gustav Jung, 1946)

«Di solito la nostra indignazione per il comportamento degli altri riguarda un aspetto irrisolto del nostro io.»
(Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.61)

“Jung definì la proiezione come un trasferimento inconscio, cioè inconsapevole e non intenzionale, di elementi psichici soggettivi su un oggetto esterno. L’individuo vede in questo oggetto qualcosa che non c’è, o c’è solo in piccola parte. Talvolta nell’oggetto non è presente nulla di ciò che viene proiettato (…). Non sono soltanto le qualità negative di una persona a essere proiettate all’esterno in questo modo, ma in uguale misura anche quelle positive. La proiezione di queste ultime genera una valutazione e ammirazione eccessive, illusorie e inadeguate dell’oggetto. L’introspezione nelle proprie proiezioni d’Ombra implica in primo luogo una umiltà morale e una intensa sofferenza. Invece l’introspezione nelle forme di proiezione dell’Animus e dell’Anima richiede, più che umiltà, soprattutto riflessione, nel senso di saggezza e umanità. Infatti quelle figure intendono sedurci e allontanarci dalla realtà, assorbendoci e conquistandoci. Chi non si impegna in questo non ha vissuto. Chi vi si perde non ha compreso nulla.”
(Marie Louise Von Franz – Rispecchiamenti dell’anima. Proiezione e raccoglimento interno nella psicologia di C. G. Jung)

«Per quel che ci è dato sapere, i contenuti inconsci “costellati” (vale a dire attivati) sono sempre proiettati, il che significa che o vengono scoperti in oggetti esterni o per lo meno vengono asseriti come esistenti fuori della propria psiche. Un conflitto rimosso e il suo tono affettivo devono riapparire da qualche parte. La proiezione causata dalla rimozione non è fatta coscientemente dall’individuo, ma sempre automaticamente, e non è riconosciuta come tale a meno che non intervengano condizioni del tutto particolari le quali costringano al ritiro di essa.
Il “vantaggio” della proiezione consiste nel fatto che ci si libera definitivamente (almeno in apparenza) di un conflitto penoso: ne divengono responsabili un’altra persona o circostanze esterne.»
(C.G.Jung – Simboli della Trasformazione, Edizioni Bollati Boringhieri, p.70)

«Il mio amico Bill Spinoza (…) sostiene:
“Ciò con cui non riuscite ad essere non vi lascerà essere”.
Dovete imparare a consentire di esistere a tutto ciò che siete: se volete essere liberi, dovete essere capaci di “essere”.»
(Illumina il tuo lato Oscuro – Debbie Ford. Macro Edizioni 2012, p.22)