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Giovedì, 20 Febbraio 2014 00:00

Il trauma latente nel bambino

Siamo abituati a credere che il trauma sia un evento devastante, ma piuttosto isolato. Mi riferisco ai traumi relazionali come aggressioni, abusi sessuali e incesti. Tuttavia un buon numero di persone che soffre di disturbi psichici non risulta aver riportato alcun evento traumatico isolato e tale da giustificare la gravità dei loro problemi psichiatrici.

Eppure i loro sintomi, a ben guardare, rientrano nel quadro di quelli previsti dal DSM IV, per il disturbo da stress post traumatico. Ciò ci autorizza a pensare che i bambini possono subire dei traumi latenti nel corso dello sviluppo che già Khan aveva ben descritto come "traumi cumulativi" dello sviluppo. In altre parole si tratta di eventi relazionali dolorosi e umilianti che di solito i genitori perpetrano dietro rispettabili apparenze come forma di una presunta quanto condivisa 'educazione'(sic!).

Insomma, il bambino riceve, dalle persone dalle quali si aspetta sostegno e protezione, danni fisici e psichici. Da qui un inquietudine essenziale prenderà il sopravvento. E questi traumi hanno il difetto di ripetersi nel tempo senza essere eclatanti e ripetendosi nel tempo. per questo 'cumulativi'. Purtroppo se è difficile che arrivino a galla è perchè noi tutti temiamo che un qualcosa del genere possa essere capitato anche a noi. Sebbene genitori empatici e sensibili, per fortuna, non manchino!

Eppure se conoscessimo il valore liberatorio della propria storia personale, quante persone potrebbero fare a meno di quelle inspiegabili depressioni, di quell'improvviso attacco di panico, ansie sociali e fobie varie. Nonchè di vari disturbi organici di origine psicosomatica. Il fatto è che è più facile 'risolvere' il tutto con psicofarmici che non sono la soluzione, ma un mero trattamento sintomatico. Negli ultimi decenni abbiamo assistito, però, ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti di questi bambini 'sacrificati' quotidianamente all'altare delle nostre rimozioni. Sebbene già alcuni psocoanalisti, come Winnicott, Spitz, ed altri abbiano messo l'accento sul bambino 'deprivato', è stato John Bowlby con la teoria dell'attaccamento a segnare lo spartiacque tra il bambino 'clinico' e pulsionale ed il bambino 'osservato' e le sue esigenze affettive di riconoscimento.

Da qui in poi diversi autori, tra cui Alice Miller, hanno messo in evidenza i danni della violenza educativa e la necessità del rispetto del bambino attraverso una comunicazione più attenta ai bisogni di relazione e di affetto del bambino.

Nell'ambito del cognitivismo clinico ad indirizzo evoluzionista si cita il dottor Giovanni Liotti con le sue pubblicazioni che riporto di seguito nella breve bibliografia

Insomma A FIGLI INFELICI CORRISPONDONO MADRI INADEGUATE.

In una sorta di trasmissione intergenerazionale di modelli patogeni e disfunzionali che presiedono alla sofferenza relazionale. Riprendiamoci la nostra vita e il diritto alla felicità, anche se ciò può voler dire la messa in discusione delle nostre 'certezze' illusorie.

Ne vale la pena.

Dopo ameremo i nostri genitori più di prima perchè privi dell'alone idealizzante, li vedremo così come sono: persone simili a noi che hanno avuto anch'essi non poche traversie durante lo sviluppo.

Il mio è un invito ad allargare il concetto di trauma a quello di trauma relazionale latente cumulativo che caratterizza le diadi madre-bambino.

Informazioni aggiuntive

  • Scritto da: Patrizio Lampariello

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Dott.ssa Facilone

Psicologa e Psicoterapeuta ad Orientamento Psicoanalitico, Gruppoanalista, Psicologo Giuridico e Psicopatologo Forense.

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